La vegetariana, di Han Kang

La vegetariana, Han Kang, Adelphi La vegetariana, Han Kang, Adelphi

Letto di venerdì #03

Un libro colmo di incubi e sogni che parte dalla superficie per addentrarsi fino alla violenta capacità dei personaggi di parlare del mondo.

La vegetariana, Han Kang, Adelphi

Ricordo precisamente il periodo in cui ho letto questo libro. Era poco più 4 anni fa circa e ricordo la sensazione di continua severità che mi lasciava.

La severità era dei personaggi – ognuno per l’altro – e quella mi trasferivano nel corso del romanzo: persone descritte come mediocri, con fallimenti e aspettative, e provate da mondi intimi inflessibili, a volte violenti.

Il libro è diviso in tre parti, ognuna delle quali si fonda su un momento, evento o relazione specifica ma lungo tutte le pagine imperversa una critica forte contro le strutture della società più severe. Lo stile cambia al progredire del racconto: si passa dalla prima persona irritante di Cheong alla voce misurata di In-hye, e poi alla densità e immaginifica capacità di guardare di Yeong-hye.

Un libro colmo di incubi e sogni che parte dalla superficie per addentrarsi fino alla violenta capacità dei personaggi di parlare del mondo.

La citazione

L’unica vera stranezza di mia moglie era che non le piaceva portare il reggiseno. Quand’ero giovane, poco più che adolescente, e io e lei eravamo ancora fidanzati, una volta le misi per caso una mano sulla schiena e mi accorsi che non sentivo la fascia del reggiseno sotto il maglione. Quando compresi cosa significava, mi sentii molto eccitato. Per capire se stesse cercando di dirmi qualcosa la osservai per un paio di minuti con occhi nuovi, studiando il suo atteggiamento. Il risultato di questo studio fu che, in realtà, non mi stava mandando nessun segnale. Ma la sua era pigrizia, o pure indifferenza?

La vegetariana, Han Kang, Adelphi. Traduzione italiana: Milena Zemira Ciccimarra