Letto di venerdì #10 || Venivamo tutte per mare di Julie Otzuka è un romanzo corale, che racconta la traversata, la vita, i tormenti di migliaia di donne partite dal Giappone per sposare gli immigrati giapponesi in America.
Il libro è ambientato agli inizi del Novecento. Negli USA sbarcano donne – un insieme indivisibile, una moltitudine – che vengono definite «spose in fotografia»
Partono per sposarsi e fare figli e la loro vita è una promessa di costrizione.
Julie Otzuka ricostruisce il viaggio, le aspettative disilluse, lo sbarco e infine, come porto mai sicuro, la vita che fanno: lavori pesanti e talvolta umilianti, insieme a mariti mediocri e soggette al razzismo americano nei confronti dei giapponesi.
Il romanzo è breve, raccontato con un noi collettivo che descrive nei gesti quotidiani di queste donne un unico movimento emotivo, una sola intenzione, una unitaria pressione e sconfitta. Sono tante, ma si accavallano, si sovrappongono, si mischiano tra loro.
Con uno stile diretto e asciutto, Julie Otzuka ricostruisce un mondo fatto di minuzie che colpiscono chi legge come piccole frecce invisibili.
La citazione
I momenti migliori erano quando uscivano per andare dal parrucchiere, o per pranzare al club, e i loro mariti erano ancora in ufficio, e i loro figli ancora a scuola. Allora nessuno ci osservava. nessuno ci parlava. Nessuno ci arrivava di soppiatto alle spalle mentre pulivamo i lampadari per vedere se avevamo lasciato qualche granello di polvere. la casa era completamente vuota. Silenziosa. Nostra. Aprivamo le tende. Spalancavamo le finestre. Respiravamo l’aria fresca mentre passavamo da una stanza all’altra, spolverando e lucidando i loro oggetti. Guardano solo se brilla. Allora ci sentivamo più tranquille. Meno impaurite. Ci sentivamo, per una volta, noi stesse.
Venivamo tutte per mare, Julie Otzuka, Bollati Boringhieri. Traduzione di Silvia Pareschi.