Paolo Conte (1974).

Prendete Paolo Conte.

In questi giorni mio papà sta cercando di spiegarmi perché Paolo Conte – Nelson – non è più Paolo Conte e Banana Republic lo fa un po’ sorridere. E mi ha detto:
Prendi Paolo Conte.
Eh.
No, dico, prendilo proprio, il disco.
Ah.
Mettilo.

Ecco, prendete Paolo Conte, il disco, quello del 1974 proprio.
Aveva questa copertina qua che è un quadro di Paolo Conte e credo che semplicemente risponda alla domanda: che c’è in questo disco? Quello che vedi. Perché ti piace? Perché lo vedo, appunto.

[Questa sporca vita]
Le ambizioni poeticamente si possono chiamare sogni, ma poco importa. Paolo Conte quando esce Paolo Conte ha 37 anni, prima scriveva e basta, non incideva, faceva i quadri e scriveva. Poi qualcuno deve avergli detto oh, perché non canti? Sai suonare anche il pianoforte. E lui avrà risposto: Come uno da Mocambo so suonare io. O forse se l’è detto da solo oh, perché non canti? Eh ma non c’ho voglia di parlare con la gente, di fare il simpatico, si sarà risposto. Attorcigliati al pianoforte, va benissimo così.

[Sono qui con te sempre più solo]
Dicevamo il Mocambo. Al Mocambo c’era uno che con gli affari di cuore non c’ha mai capito niente e si vede che si sfogava con Paolo Conte e non sapeva minimamente che finiva nelle canzoni poi. Chissà che faccia ha fatto quando ha sentito io sono quello che aveva il Mocambo, un piccolo bar. Me lo chiedo sempre.
Gli uomini nati per l’avventura, dice, hanno due caratteristiche: sono gestori del Mocambo e hanno sposato una donna che “ha studiato”. Terzo incomodo, aggiunge, il fallimento.

[Wanda]
Wanda si chiama Wanda. Il stai seria con la faccia ce l’ha messo dopo, dopo che Lauzi ha fatto la cover e ci ha piazzato le parentesi e allora ogni tanto si trova con le parentesi.
In Paolo Conte, Wanda è Wanda.
Wanda è una donna che se la incontri e non sei ubriaco la eviti; anzi no: è un sentimento, non una donna ed è un sentimento complicato, quello in cui c’è qualcuno che riceve tutto, che sembra non dia mai niente; è una specie di confessione di uno che dice vabè io non so stare con nessuno però guarda che cosa facciamo oggi, ti porto al mare, andiamo a mangiare, ci facciamo le carezze in riva al mare. Wanda è un sentimento da nascondere ed è una cosa che sfugge alle presentazioni ed il pezzo più bello, sta alla fine, dice:
Wanda, ti abbraccio forte
e poi ti do un bacio
e poi ti dico frasi che non avevo detto mai
carezze qui carezze l�
tutte da me
che non ti ho dato mai niente
Wanda, scandalizziamo la gente.

[Sindacato miliardari]
le mie mani frugano in tasca
e non c’è neanche più una mezza sigaretta
ma un amico resta un amico, lo so
la zecca ha fantasia, il cuore no.
Ecco: la zecca ha fantasia, il cuore no è il quadro dell’amicizia degli adulti, secondo me.

[La fisarmonica di Stradella]
c’è solo un semaforo rosso quassù
nel cuore, nel cuor di Stradella
che è quella città dove tutte
le armoniche di questa pianura
sono nate e qualcuno le suona così.
Fisarmonica, atto I.
Ho iniziato a suonare la fisarmonicaa dieci anni, mentre le mie compagne di classe delle elementari andavano a danza e c’è chi dice sia uno strumento struggente e quando suona le note le fa semplici, le fa quotidiane, come la nebbia e belle come la donna che gli dorme accanto, a Paolo Conte. In macchina.
Ieri l’ho ripresa in braccio, la fisarmonica. Suona ancora: c’era il rischio si bucasse il mantice, invece no.

[Tua cugina Prima (Tutti a Venezia)]
La gita a Venezia. Che dal Piemonte voleva dire attraversare tutta la Pianura Padana, figurarsi da qua, dice sempre mio papà.

[La ragazza fisarmonica]
come fisarmonica ti lasci stringere ogni volta ma
c’e un silenzio chiuso in te più volgare com’è
è più volgare di uno sputo
Fisarmonica, atto II.
‘Sta ragazza è nata e cresciuta in periferia e ha una mamma che si lamenta. Ora, l’immaginario che la fisarmonica sia uno strumento triste, l’abbiamo capito. Che si stringe, è facile immaginarlo se sai come si suona. Ed è uno stringere che somiglia allo stritolamento, in un certo senso. Una fisarmonica sente un abbraccio solo se la si stringe con forza, sennò non suona nemmeno piena, è sfiatata quasi. Ma forse questo ora non conta.

[Onda su onda]
Onda su onda io spesso la salto, mio papà s’arrabbia. A lui piace perché ci puoi vedere mille cose: sogni? Desideri? Metafore? Ecco, appunto: io ogni tanto la salto.

[Lo scapolo]
Allora, Paolo Conte è scapolo e vaga da solo prima di andare a letto perché non trova una donna con cui condividere la tristezza e la tenerezza che in questa canzone fanno particolarmente rima.
Condividere la tristezza sta alla convivenza come il geranio e il balcone al mare d’inverno.

[Una giornata al mare]
Oh, finalmente.
Soli e per non morire nella foto col geranio e il balcone.

[La giarrettiera rosa]
Ah, niente: si alza il vento e una gonna pure. Cos’altro?
pensa alla dolce cosa
la giarrettiera rosa
chi la vede non la scorda più
batte, batte forte il cuor
sul territorio dell’amor.

Hai capito?
Che?
Non lo so, mi pareva che ne avessi bisogno.
Di che?
Di questo disco qua. Secondo me, ti somiglia.