Nell’anno dei trenta (8)

Ho un giradischi.

Non come quello dei miei, si capisce, ma è un passo avanti.
Il secondo disco che ho comprato è questo qui a sinistra. La cosa che mi è sempre piaciuta di questa foto è che Louis Armstrong urla, mentre Ella Fitzgerald sembra dire “Se, vabe’, ciao ninì” o una cosa del genere. Mi ha sempre fatto ridere. Mi sono spesso chiesta, guardandola, se mentre suona la tromba a Louis Armstrong gli si appannano gli occhiali con il fiato e se Ella Fitzgerald ogni tanto, sovrappensiero, facesse fatica a tenere il tempo.

No, perché sennò vorrebbe dire che sfiata.
Chi?
Louis Armstrong.
Ah, ecco.

Il primo disco che mi hanno comprato i miei, invece, è questo qui verde.
Ero alle elementari, credo. Mi ricordo che è stata la prima cosa di cui ho avuto cura e attenzione nella mia vita.

Non metterci le dita sopra. Non farlo impolverare troppo.
No.

Be’: suona ancora.

Il primo disco che ho ascoltato a ripetizione nella stanza del giradischi – di cui adesso mi approprio ogni volta che torno a casa dei miei – è un Geatest Hits dei Beatles. Mi piaceva come suonava anche se non riconoscevo mai le canzoni subito, ci mettevo almeno un minuto. Suonava a ripetizione in modo un po’ confuso, faceva da sottofondo ad altro – compiti, sdraiarmi sul divano al fresco, leggere, guardare fisso il soffitto – allora non l’ho mai imparato per davvero. Avevo 14 anni, più o meno.

Forse suona ancora.

Il primo disco che ho comprato è stato ad occhi chiusi, sulla fiducia, è arrivato in un pacchetto marroncino chiaro insieme al cd e altre cose e non ho ancora avuto modo di ascoltarlo dal vivo. (Se fosse andato tutto come doveva andare, a quest’ora ne staremmo ancora parlando, di come suona dal vivo, staremmo celebrando i nostri piedi sudati e i miei occhi lucidi.)

Stasera lo facciamo suonare.