Letto di venerdì #06
Questa raccolta di nove racconti è uscita nel 2018. Le storie sono ambientate dell’immaginaria Poteko, Nigeria e in un caso in Kenya e girano attorno all’amore che significa sempre guardare indietro e ripercorrere la strada.
L’amore di questi racconti riporta sempre qualcuno indietro, senza mai riuscire ad andare avanti.
Proseguire è impossibile, perché la Storia torna sempre e appresso a questa anche le persone si adattano, ripercorrono dei passi, si rifiutano quasi di continuare. Ciclicamente, rivivono e ogni volta sopravvivono.
I protagonisti hanno sfaccettature differenti: hanno qualità e difetti quasi in egual misura, nessuno è assolto e nessuno è totalmente ascrivibile a qualcosa d’altro rispetto alla comunità. Ognuno finisce per inserirsi nel discorso e compiere dei passi sul solco degli altri, quasi per predestinazione.
Anche le storie, come i personaggi, sanno farsi carico tanto di ironia quanto di violenza e tragicità; raccontano la povertà quanto il lusso e questa continua coabitazione di opposti – o supposti tali – accompagna in una lettura ciclica, che ruota e mai cammina, perché in fondo la speranza è sempre una: che il finale cambi.
In questa cornice, l’amore è fulcro centrale degli andirivieni, la mina che li fa scattare, in un senso o nell’altro e dunque il potere diventa intrinseco e influenza il destino dei personaggi in modo profondo: l’autore al Festivaletteratura di Mantova del 2018 racconta che secondo lui il post-colonialismo forse non esiste, ma esiste il colonialismo che ritorna, anch’esso ciclico.
La citazione
Estella cercò di trovare la risposta giusta con tale foga che le cominciò a girare la testa. Ma una risposta giusta non esisteva, c’era solo la verità. Aveva abbassato la guardia. Si era fatta distrarre dal suo corteggiamento, incantata dal miraggio della normalità. E aveva perso di vista lo spettro, quella cosa nera e verde militare che si impossessava di lui ogni volta che indossava la divisa, aggirandosi spavalda e ubriaca di autorità.
L’amore è potere, o almeno gli somiglia molto di A. Igoni Barrett, 66thand2nd. Traduzione di: Michele Martino
«Mi dispiace Eghe». Chinò la testa sul petto. «Pensavo che ti saresti messo un’altra camicia.»